Il Grand Tour del XXI secolo

A cultural heritage site –and a cultural heritage object- are always mediated: cultural places and artefacts are often not immediately considered for their intrinsic historic-artistic value, but because included in a plot, in a fiction. Suspense, expectations, emotional reactions, already felt during previous fruition experiences , spill over into the cultural places, and enrich them with new meanings: this heritage exploration expanding anthropological contexts closely connects collective imaginary and touristic destination. The present essay exposes the search results about: a) practices followed by public authorities, private tourism companies, influencers as tourism bloggers and you-tubers in order to use through the web (sites, blogs, social network) the myths produced by cultural industry for communicating and describing cultural places and territories from the Grand Tour centuries till today; b) practices through which collective imaginary categories revisited by cultural industry may influence tourist visit perception and experience, according to the analysis of web players stories (blog, social network). With respect of social network conversations Italy is not only an “aggregator”of history and beauties but of Italian style: slowness, pleasures of life, reactivation of sensory. Getting lost in sensorial flow and in human factor, detecting the life in its socio-diversity and immediate types of relations, this is now-a-days the prevailing way to re-read the Grand Tour and its traditional stops: Rome, Venice, Florence, and all routes extending and integrating it. On that basis it is possible a Grand Tour re-branding as a strategical asset for tourism investments and the communication of Italy in 21th century.

Un luogo — un bene culturale — è sempre mediato. Sia che la mediazione acquisti un ruolo prevalente, sia quando essa accompagni collateralmente la fruizione, il luogo o il bene non viene preso in considerazione immediatamente per il suo valore storico–artistico intrinseco, ma piuttosto perché questo è inserito in un plot, in una fiction. Suspense, aspettative, reazioni emozionali già provate nella visione simulata si riversano sul luogo della cultura, e lo caricano di significati, in una esplorazione allargata e sempre in espansione di contesti antropologici, che nella frequentazione degli immaginari collettivi si sovrappone e si lega strettamente alla meta turistica. Il contributo espone i risultati di una ricerca che ha indagato: a) le modalità seguite da enti pubblici, aziende turistiche private, singoli influencer come i tourism blogger, per utilizzare, attraverso la rete (siti internet, blog, social network), i tópoi prodotti dall’industria culturali nel lungo arco di tempo dal Grand Tour ai nostri giorni per comunicare e raccontare territori e beni culturali. b) attraverso l’analisi dei narrati di singoli soggetti in rete (blog, social network), le modalità attraverso le quali i tópoi dell’immaginario collettivo elaborati dall’industria culturale influenzano la percezione e le esperienze di visita del turista. Nelle conversazioni sui social prevale una Italia non solo “contenitore” di storia e bellezze artistiche, ma dell’Italian style: lentezza, piaceri della vita, riattivazione del sensorio. Perdersi nel flusso sensoriale e nel fattore antropico, percepire la vita nella sua “sociodiversità” e nelle sue immediate forme di relazione: questo è il modo prevalente in cui viene riletto attualmente il Grand Tour, nelle sue tappe obbligate come Roma, Venezia e Firenze, e nei percorsi che lo prolungano e lo completano. E’ possibile e viene proposta su questa base una ipotesi di rebranding del Grand Tour come asset strategico per l’investimento sul turismo e la comunicazione del nostro paese nel XXI secolo.